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Piacenza
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Basilica di Santa Maria in Campagna

piazzale delle Crociate 5

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La basilica di Santa Maria in Campagna è il principale santuario mariano di Piacenza, oltre al principale testimonianza del Rinascimento in città.
Fondata su iniziativa di un gruppo di cittadini sul luogo del precedente santuario mariano della Campagnola, i lavori iniziarono nel 1522 e terminarono nel 1528, su progetto del piacentino Alessio Tramello. Il disegno originale prevedeva una chiesa a croce greca; tuttavia nel 1791 la chiesa fu ampliata nella zona presbiteriale, assumendo così la inusuale pianta a croce rovesciata.
La chiesa si presenta con un facciata sobria e scevra di elementi decorativi. La struttura richiama i modelli lombardi del Bramante, si veda ad esempio il tiburio del duomo di Pavia, in cui i rapporti tra i diversi modelli geometrici formano una completa armonia proporzionale.
L’interno, al contrario, si presenta ricco di ornamenti, anche grazie alle numerosi tele e pitture che l’abbelliscono. Tutto l’impianto architettonico è volto all’esaltazione della centralità della cupola, qua esaltata anche grazie ai quattro bracci laterali voltati a botte e cassettonati; l’effetto, tuttavia, è smorzato dagli ampliamenti settecenteschi.
La decorazione pittorica fu affidata al Pordenone (al secolo Giovanni Antonio de’ Sacchis) e al suo allievo principale Bernardino Gatti, noto col nome di Sojaro, i quali lavorarono all’interno della chiesa tra il 1528 e il 1543. A loro si devono gli affreschi della cappella dei Re Magi, di quelli della cappella di Santa Caterina, ma soprattutto la decorazione della cupola e dei pennacchi. La cappella di Sant’Antonio ospita tele di Pietro Antonio Avanzini e di Camillo Procaccini; nella sagrestia, invece, opere di Alessandro Tiarini e di Ignazio Stern. Nella cappella di Santa Vittoria Martire, infine, opere di Ferrante Moreschi, Bernardino Gatti (San Giorgio che uccide il drago), Paolo Bozzini,  Ludovico Pesci e Daniele Crespi.
Tra le sculture, notevole è il Ranuccio I Farnese del Mochi (1619), qui presente in quanto il duca era molto legato a questa basilica.

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