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Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi
via San Siro 13
Il museo si lega indissolubilmente alla figura del nobile collezionista Giuseppe Ricci-Oddi, che, tra il 1897 e il 1923, si dedicò con energia a raccogliere un gran numero di opere d’arte dell’Ottocento e del primissimo Novecento. Per poter conservare questa raccolta di grande valore, fece costruire l’attuale museo nel 1925, su progetto di Giulio Ulisse Arata, nell’area dell’ex-monastero di San Siro, e l’intera struttura fu aperta al pubblico nel 1931.
Il museo Ricci Oddi, dunque, è uno dei pochi musei italiani che si trova all’interno di un edificio nato per essere museo. Gli spazi interni furono studiati per poter favorire al meglio la fruizione delle opere d’arte, secondo, ovviamente, i dettami museografici di inizio Novecento.
Come anticipato, la collezione Ricci-Oddi si segnala per la sua completezza e preziosità. Giuseppe Ricco-Oddi, infatti, curò personalmente la propria raccolta, cercando di mantenere l’equilibrio tra i diversi soggetti, gli stili pittorici e una omogeneità regionale; anche gli autori stranieri furono scelti in base all’influenza che essi ebbero sui pittori italiani.
Nacque così una raccolta di straordinario valore, in cui la pittura italiana tra il 1870 e il 1930 è ben illustrata in tutte le sue parti, ad eccezione delle avanguardie, considerate dal Ricci-Oddi come delle degenerazioni.
A parte una testimonianza del periodo romantico italiano, come il Ritratto d’uomo di Francesco Hayez del 1834, la collezione indaga soprattutto i movimenti italiani nati a seguito della rivoluzione artistica francese della seconda metà dell’Ottocento. Vi sono così gli impressionisti italiani (Zandomeneghi, Boldini, De Nittis), i macchiaioli (Fattori, Lega, Signorini), i divisionisti (Previati, Segantini, Pelizza da Volpedo), e scapigliati (Filippini, Bianchi, Cremona). Non mancano esponenti pittori piacentini quali Stefano Bruzzi e Francesco Ghittoni.
Il primo Novecento, invece, è rappresentato da pittori simbolisti come Sartorio, Nomellini e De Maria. L’arte del dopoguerra, invece, presenta opere di pittori caratterizzati dalla volontà di ritornare ad un’arte figurativa e “originaria”, superando quindi le astrazioni avanguardiste. Si possono osservare quindi lavori di Carlo Carrà, Massimo Campigli, Felice Casorati, Filippo De Pisis. Unica opera appartenente al movimento futurista italiano è il Ritratto della madre di Umberto Boccioni, realizzato, però, quando il pittore cercava ancora di adattare gli stilemi divisionistici con le istanze futuristiche, prima, dunque, del suo incontro col cubismo francese.
Nel museo sono presenti anche alcune opere di scultura, come l’Ecce puer di Medardo Rosso, donato dallo stesso artista a Ricci Oddi, e il Ritratto di bambina di Adolfo Wildt.
Tra le opere di pittori stranieri, si segnala soprattutto il Ritratto di signora di Gustav Klimt, realizzato nel 1917 sopra un precedente dipinto dello stesso Klimt, e acquistato da Ricci Oddi nel 1926. Il quadro fu poi trafugato nel gennaio del 1997 e ritrovato soltanto il 10 dicembre 2019, in una nicchia del muro di cinta del museo, durante alcuni lavori nel giardino museale. Si prevede che il dipinto riprenderà posto nella galleria durante il 2020.