Salta navigazione
Piacenza
[t] Apri la barra con i tasti di accesso   [x] Nascondi la barra con i tasti di accesso   [1] Contrasto normale   [2] Contrasto elevato   [3] Testo medio   [4] Testo grande   [5] Testo molto grande   [n] Vai alla navigazione principale   [p] Vai al contenuto della pagina   [h] Home page

Contenuto principale

Museo archeologico

museo_archeologico.jpg

Al momento, si possono visitare solo le sezioni di preistoria e protostoria, mentre la sezione romana è in fase di riallestimento.

Il museo archeologico di Palazzo Farnese ospita molti reperti provenienti dal territorio piacentino, e che testimoniano la vitalità di questo angolo di Pianura Padana sin dai tempi preistorici. Per rendere ancora più facile orientarsi, un plastico a led aiuta ad individuare i vari luoghi dove sono stati rinvenuti i reperti.
Si inizia con le sale dedicate alla preistoria, con reperti del Paleolitico, tra cui un’ascia a mano databile a 400.000 anni fa, a strumenti in selce di Mesolitico (IX-VI millennio a.c.) e infine manufatti in diaspro di età del rame (V millennio a.c.), provenienti dal Monte Lama.

Si prosegue con le sale dedicata al Neolitico. L’esposizione comincia coi reperti ceramici e litici rinvenuti presso Casa Gazza a Travo, nell’Appennino piacentino. Ampio spazio, invece, è dedicato ai recenti rinvenimenti effettuati presso la frazione Le Mose, durante i lavori di costruzione del polo logistico di fine anni ‘90. Qui vi sono resti di abitati, sepolture e corredi che testimoniano il passaggio di molti diverse culture protostoriche nel territorio.
Altro importante sezione è quella riguardante il territorio di Vignola, a Fiorenzuola, tra cui un vaso di produzione alpina riferibile alla cultura di Pfyn (attestata soprattutto in Svizzera e nell’arco alpino) e molti oggetti di Età del Rame.

L’esposizione continua coi reperti dell’Età del bronzo. Qui si segnalano i pugnali a manico fuso rinvenuti a Castel San Giovanni, tra i pezzi pregiati del museo, e che erano considerati un vero e proprio status symbol dell’epoca. Grande importanza sono i reperti della palafitta di Chiaravalle, l’unica testimoniata nel territorio piacentino, e a quelli delle terramare di Colombare, Rovere, Montata dell’Orto e Castelnuovo Fogliani, rinvenuti sul finire dell’Ottocento. Da segnalare le cinque spade bronzee rinvenute sul letto del Po, un antico dono votivo alla divinità del fiume.

In posizione separata si può osservare il fegato etrusco, tra i più famosi reperti di questa civiltà. Rinvenuto nel 1877 presso Ciavernasco di Settima, nel comune di Gossolengo, si tratta di del modello bronzeo di un fegato animale, rara testimonianza delle pratiche religiose etrusche. Sulla faccia piana, infatti, vi sono incisi i nomi delle divinità, organizzate in modo da riflettere l’organizzazione del cielo secondo gli etruschi. Un reperto fondamentale per comprendere alcuni aspetti della loro religiosità.
La funzione del fegato, invece, è ancora incerta: la tesi più probabile che il reperto fosse utilizzato a scopo divinatorio, favorendo la lettura del fegato della vittima sacrificabile.
La sua datazione risalirebbe alla fine del II e gli inizi del I secolo a.c.

Collegamenti a Social Networks