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Affreschi medievali
Nella sala 6 del piano rialzato si conservano una serie di affreschi strappati databili al XIV secolo, provenienti soprattutto dalla chiesa piacentina di San Lorenzo, ma anche dall’ex-refettorio di Santa Chiara e dal castello di Pontenure.
Il nucleo più consistente proviene dalla cappella di Santa Caterina in San Lorenzo, affreschi rinvenuti nel 1958 a seguito del crollo della volta. Strappati nel 1960 per consentirne la conservazione, sono visibili in Palazzo Farnese dal 1988.
Databili alla fine del Trecento, gli affreschi rappresentano le Storie di Santa Caterina, così come narrate nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, maggiore testo agiografico del medioevo. L’autore descrive le scene con eleganza e raffinatezza, dando all’insieme un tono elevato ed aristocratico. Il colorire ricco di toni sfumati e lumeggiature, si unisce ad un disegno dai tratti esili e allungati, che rimandano alla cultura francesizzante della corte lombarda dei Visconti. Non è una caso che per l’autore degli affreschi, noto col nome di Maestro di Santa Caterina si sia ipotizzato una sua vicinanza al più grande artista visconteo, quel Giovannino de’ Grassi, il cui taccuino degli animali rappresenta il più prezioso corpus di disegni medievali fino ad oggi conservato.
Per quel che concerne la lettura iconografica, vi sono rappresentate le seguenti scene: Caterina riceve i Cavalieri, Sposalizio mistico di Santa Caterina, Disputa di Santa Caterina con i filosofi, Santa Caterina in carcere, Supplizio della ruota, Santa Caterina rincuora i cristiani, Funerali dell’Imperatrice, Martirio di San Bartolomeo, Decollazione di Santa Caterina, L’imperatore Massimo interroga Porfirio e lo fa decollare, Trasporto del corpo di Santa Caterina sul Sinai.
Dello stesso autore sono anche alcune scene del Nuovo ed Antico testamento provenienti dalla stessa chiesa.
Di altro tono, invece, sono i due affreschi strappati con l’Incoronazione della Vergine e la Trinità e la Celebrazione della Messa. Entrambi provenienti dal presbiterio della chiesa di San Lorenzo, sono databili alla metà del Trecento, e presenta un ambiente culturale completamente diverso. Qui, infatti, la pittura si fa più solida, mentre il colore, dai toni più cupi, è steso in maniera più densa e unita, dando un maggior senso di massa grazie ad un uso tradizionale del chiaroscuro. La scena della Celebrazione della messa, inoltre, per quanto lacunosa, evidenzia una pittura vivace, dai toni caricaturali, accentuato da un vivo realismo dei dettagli, sebbene con un senso spaziale ancora arcaico. Una pittura, dunque, che rispetta il gusto pittorico emiliano di metà Trecento, vicina allo stile di Tomaso da Modena. Per la loro realizzazione è stato avanzato il nome dei fratelli Bartolomeo e Jacopino da Reggio.
